lunedì 2 giugno 2008

ORIZZONTI DELLA COMPLESSITA'

Le progressive conquiste del pensiero scientifico contemporaneo hanno contribuito al consolidarsi dell’idea di una realtà in continuo mutamento e dominata da eventi spesso incerti e imprevedibili.
In questo scenario di indeterminatezza che fa da sfondo al reale, necessariamente si ricerca una stabilità del sistema, in grado di autoregolarsi nonostante le possibili variazioni. La stabilità nella sua accezione dinamica è una caratteristica dei sistemi complessi e questa capacità di trasformare le variazioni di prestazioni del sistema stesso in nuove differenze significative, soprattutto in una continua sintesi delle stesse, contribuisce a disegnare la struttura della realtà come una trama complessa, costituita da repentini scambi e connessioni multiple. Un sistema si definisce allora “dinamicamente stabile, o autoreferenziale, quando è in condizione di operare come una macchina che continuamente rigenera l’organizzazione dei suoi componenti e il sistema di produzione dei suoi significati, e lo fa in un turnover senza fine e in presenza di continue perturbazioni”[1]. Di fronte alle nuove condizioni, discipline anche distanti, cercano tra loro dei collegamenti trasversali, col fine di interagire alla ricerca di nuove coesioni e strategie comuni.
L’architettura non rimane indifferente all’affermarsi del pensiero della complessità e se ne rintracciano i connotati nel processo creativo dell’architetto. Come aveva anticipato Venturi, nel ’66, affermando “mi riferisco ad un’architettura complessa e contraddittoria basata sulla ricchezza e sull’ambiguità dell’esperienza moderna”[2] , intendeva sostenere la convivenza di elementi ibridi con quelli puri e le certezze con l’indeterminazione elevando a nuova dignità la nozione di complessità.
Così la varietà funzionale e formale, la ricerca di soluzioni espressive diverse e l’emulsione di interazioni e innovazioni diventano gli elementi che definiscono i nuovi orizzonti (complessi) dell’architettura.
La rivoluzione tecnologica/informatica rappresenta il mezzo attraverso cui il pensiero complesso si manifesta e la diffusione di dispositivi digitali ha permesso di aprire nuove finestre su cui si affacciano i processi di formalizzazione delle forme e dello spazio architettonico.
I termini come complessità, interconnessioni, ibridazione e multi task sono i concetti-chiave per comprendere le origini del nuovo linguaggio architettonico sviluppato attraverso gli strumenti informatici. Gli strumenti stessi hanno trasformato, insieme all’evoluzione delle tecniche informatiche di rappresentazione e di modellazione tridimensionale sia l’ambito esecutivo sia quello teorico del progetto d’architettura.
Il rapporto tra tecniche di rappresentazione ed oggetti rappresentati determina, in qualche modo, l’esito della progettazione. Questo significa che il modello oltre a costituire un mezzo di lavoro è anche un congegno cognitivo. Senza entrare in merito a questioni di carattere percettivo possiamo affermare che il modello tridimensionale raffigura la nuova estensione tecnologica della dimensione cognitiva, in quanto in esso proiettiamo contenuti e processi creativi del nostro comporre. In questo modo si ottiene un passaggio tra la fase del disegno bidimensionale, che per sua rappresentazione è una visione parziale dell’oggetto, e il modello digitale tridimensionale che rappresenta una simulazione il più vicino alla realtà e che contiene un infinito numero di informazioni di natura geometrica e costruttiva.
In che modo la simulazione diventa importante? L’evoluzione informatica e dei software di settore ormai si basa sui sistemi parametrico-associativi, cioè su relazioni associative tra singoli elementi e gruppi di elementi, che conferiscono al progetto una visione dinamica della modificazione degli oggetti attraverso la variabilità dimensionale. La variabilità consente di modificare il valore dei parametri dimensionali, fornendo una corrispondente trasformazione dell’entità geometrica a cui il parametro fa riferimento. Questo significa che la simulazione rappresenta la nuova struttura concettuale di approccio verso la progettazione consentendo la modificazione della forma dello spazio, attraverso principi topologici incorporati nella strategia di progetto, manifestando così un approccio e un livello di controllo sempre più scientifico.

[1] Vedi: Maturana H., Varela F., Autopoiesi e cognizione, Marsilio, Venezia, 1985, in, Cesare Del Vescovo, Il paesaggio dell’informazione, Ed. Diagonale, Roma, 2001 Maturana H., Varela F., Autopoiesi e cognizione, Marsilio, Venezia, 1985
[2] Cfr. Robert Venturi, Complessità e contraddizioni nell’architettura, Edizioni Dedalo, Bari, 1980

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